Questa
mattina, mentre davo un'occhiata alla home di facebook, sono
incappata in questo
articolo dal titolo "Wattpad is my dilemma",
condiviso da una pagina che seguo, DIARIO
DI PENSIERI PERSI. Incuriosita dall'argomento a me familiare,
sono andata a leggere e, devo dire, mi sono trovata d'accordo sulle
opinioni dell'autrice per quasi l'intera lunghezza del post. Si
tratta per lo più di un articolo a scopo informativo, in cui si
elencano e commentano casi editoriali di fanfiction selezionate da
piattaforme online e trasformate in best seller in alcuni casi e in
vendite molto meno di successo in altri.
A
farmi riflettere e venir voglia di dire la mia è stata la
conclusione, che citerò qui:
E per concludere, siamo sicuri che le fan-fiction e le storie nate su Wattpad siano adatte a essere ripubblicate da grandi editori (soprattutto quando vengono da minorenni e scrittrici inesperte), e non debbano invece rimanere nel luogo nel quale sono nate, anche se hanno avuto successo?
(Fonte: http://segnalerumore.it/wattpad-is-my-dilemma-17f39df21353#.7648jaay4)
La
mia risposta a questa domanda è sì. Sì, porca miseria, sì!
Infatti
il problema non sono le fanfiction o i romanzi amatoriali,
naturalmente, ma quelle poche su cui ricade la scelta per la
pubblicazione. Sono le CE che vanno a selezionare le storie povere di
contenuto e piene di sesso, sulla base del numero di visualizzazioni,
condivisioni e commenti che ottengono online. Non sono un'esperta di
marketing né del mondo dell'editoria, ma non penso che una storia
come After sia
stata pubblicata nella speranza di ispirare le adolescenti o di
condividere una buona storia con personaggi ben caratterizzati (non
ho letto che qualche capitolo su wattpad, per cui non posso giudicare
effettivamente la qualità della caratterizzazione, ma di sicuro non
è stata il motivo per cui hanno deciso di farne un libro).
In
sette -- quasi otto -- anni a contatto con il mondo delle fanfiction
(e originali amatoriali) ho letto di tutto: storie povere di trama,
con personaggi bidimensionali, con una grammatica insufficiente e
gravi problemi di coerenza interna; ma anche fanfiction sugli One
Direction (ohibò! Persino nel regno del trash!) da farti fare
chapeau,
storie che straziano il cuore per quanto sono coinvolgenti e ben
scritte, altre in grado di fornire spunti di riflessione importanti
pur non essendo perfette.
Parlando
chiaro, ci sono piattaforme online su cui letteralmente
chiunque -- dal professore
plurilaureato alla studentessa delle scuole medie, passando per
persone di ogni grado di istruzione, cultura, età e nazionalità --
può pubblicare e dare visibilità ai propri racconti, letteralmente
chiunque può sentirsi uno scrittore. È un settore democratico.
Internet è
democratico. E gratuito.
In
questo universo di gente, come è ovvio, non tutti sono Dante
Alighieri e non tutte le fanfiction sono la Commedia
(e passatemi questo paragone fin
troppo azzeccato). Ci si
trovano un sacco di scritti mediocri, parecchi che sarebbero proprio
da cestinare, una marea di trame super interessanti ma buttate giù
troppo di fretta e/o mal sviluppate. Ci sono dei racconti scritti con
uno stile narrativo impeccabile e personaggi piatti, o l'esatto
contrario. E poi ci sono anche parecchie Storie con la S maiuscola,
che naturalmente sono quelle che andrebbero selezionate e trasformate
in libri.
Se
ai piani alti si badasse alla qualità, invece che alla popolarità,
e quindi alla vendibilità,
posso assicurare che le fanfiction, sì, sarebbero ottimi libri
pubblicati. No, non dovrebbero nascere e morire sulla piattaforma
online su cui sono state scoperte. Certi autori di fanfiction
meriterebbero di
farsi un nome e magari campare sui guadagni ottenuti dai propri
scritti.
Il
punto infatti è sempre lo stesso: nel mondo reale non sembra contare
la qualità, ma la vendibilità.
E cosa vende più del sesso al giorno d'oggi? Ecco il perché di 50
Sfumature di Grigio e la saga di
After.
Non sono qui a demonizzare il genere erotico, non è questo il punto;
il fatto è che il sesso attrae il pubblico, dunque vende. Se vende,
è ciò che dai piani alti cercano e scelgono anche a discapito di
tutto il resto -- della trama avvincente, della caratterizzazione dei
personaggi, della verosimiglianza, dello stile di scrittura e via
discorrendo.
Se
il mondo della scrittura amatoriale a cui noi piccoli autori e
lettori del web siamo abituati è, come credo, lo specchio di quello
editoriale, allora l'equazione è già praticamente risolta.
La
differenza sta nel fatto che il regno delle fanfiction è gratuito e
libero; che online si è liberi di scrivere e pubblicare ciò che si
vuole senza troppe restrizioni, senza dover modificare le nostre
storie in favore di una maggiore fruibilità (in teoria, poi dipende
tutto dalle scelte dell'autore: se vuoi scrivere una storia perché
sia popolare, scrivi ciò che la gente vuole leggere; se vuoi che ciò
che a te piace scrivere venga letto, non scendi a compromessi, ma
speri nel migliore risvolto possibile -- proprio come nel mondo
reale). Ciò che potremmo scrivere e tenere a far la polvere in una
cartella del pc, però, viene messo a disposizione di altri autori e
lettori, in una palestra continua e viva che ci aiuta a migliorare di
capitolo in capitolo. In linea di massima nessuno di noi guadagna un
centesimo da questo, ma si scrive per amore della scrittura. Art
for art's sake. Il che è sicuramente molto nobile e altrettanto
sicuramente non riempie la pancia. Però un po' il cuore sì.
Penso
che ognuno di noi abbia pensato, almeno una volta, di inviare un
proprio scritto ad una casa editrice. A tutti fa venire l'acquolina
in bocca la prospettiva di trovare il proprio lavoro in libreria,
magari accanto al proprio libro preferito; una copertina lucida e
sobria, con il titolo scritto a caratteri chiari ma eleganti, il
proprio nome (o lo pseudonimo) a ricambiare orgogliosamente il nostro
sguardo sul frontespizio. Siamo fieri delle nostre opere, ci
piacerebbe che il nostro impegno venisse riconosciuto dagli esperti
del mestiere.
E
poi, boom!, ci viene detto che forse tutti i nostri lavori non ne
valgono la pena. Che siccome quei quattro, cinque, sei libri nati da
una fanfiction non sono poi di chissà quale spessore letterario,
forse nessuno di noi ha davvero qualcosa da offrire.
Vi
svelerò un segreto che noi fanwriter conosciamo da sempre: le storie
più popolari non sono sempre le migliori. Il fatto che una storia
sia tra le più popolari di un sito, dunque tra quelle che saltano
prima all'occhio del lettore comune come dell'editore, non garantisce
nemmeno un livello decente di conoscenza grammaticale. Un po' come
per i romanzi pubblicati.
Io
da sola conosco almeno mezza dozzina di “adolescenti
inesperte”, che,
con l'aiuto di un buon editor che le aiutasse a raffinare la tecnica,
sarebbero capacissime di scrivere storie degne dei grandi editori e
del grande pubblico. Ogni fanwriter o lettore del web saprebbe
suggerirne un'altra manciata. Tutti sapremmo elencare decine di
storie online migliori, da un punto di vista o da un altro, di quelle
che sono state trasformate in libri.
Quindi,
per favore, che non venga screditato tutto il mondo delle fanfiction
perché le scelte delle case editrici non sono state proprio
qualitativamente ottime. Tanto meno se le scelte successive alle
prime sono risultate meno di successo.
Capisco
che l'esigenza della casa editrice sia la vendita di un prodotto e la
scelta ha una sua logica inoppugnabile dal punto di vista economico,
ma loro fanno le regole, loro decidono cosa pubblicare, e, per come
vanno le cose al giorno d'oggi, la scelta non sempre ricade sui
candidati più meritevoli. Questione di politiche interne, suppongo,
ognuno ha la sua tecnica, ma il risultato non cambia: se non è “il
meglio” di ciò che abbiamo da
offrire ad essere pubblicato e venduto,
la responsabilità è loro.
Ciò
che non toglie che sia pieno di autori amatoriali talentuosi, che su
wattpad, EFP, AO3, piattaforme minori, blog e siti web personali,
pagine facebook e quant'altro scrivano ottime storie, magari degne di
pubblicazione. Non è che il talento sia introvabile, tutt'altro; magari la scrematura non sarà semplice, essendo l'internet, così democratico e gratuito, ma possibile.
Tutto
sta nel cercare e nel decidere se si preferisce la popolarità o la
“vendibilità”
di un'opera, come sempre quando si parla di forme artistiche.
(Immagine che c'entra poco.
Fonte: positivedoodles.tumblr.com)